Relazioni del corso di Roccia
Abram (Ciavazes, Passo Sella)
Cresta SE dello Joderhorn (Joderhorn, Macugnaga)
Diedro Nanchez (Valle dell'Orco, Piemonte)
Gletschhorn - Enfer Doux (Gletschhorn, a.SW – Furka Pass - Ch)
L'alpino giardiniere (Parete Calva, Val Sesia, Novara)
Les Futurs Croulants (Calanque de l’Oule, Francia)
L'impero dei sensi (Croz dei Pini, Monte Casale, Pietramurata, Arco di Trento)
Lonzu a go-go (Capo d'Ortu, Corsica)
Mellano Perego - Becco di Valsoera (Vallone del Piantonetto, Valle dell'Orco)
Messner (Seconda Torre, Passo Sella)
Motorhead (Grimselpass, Svizzera)
Nautilus (Valle dell'Orco, Piemonte)
Oracoli Di Ulisse (Scoglio delle Metamorfosi, Val di Mello)
Opera Rock (Arnad, Valle d'Aosta)
Rondini Sanguinarie (Gole di Gondo Ch/I)
Rossi-Tomasi (Ciavazes, Passo Sella)
Spigolo Gross (Sass Pordoi, Passo Sella)
Spigolo Sud-Est alla Punta della Rossa (Rothorn, Alpe Devero)
Strapiombi di Nasta (Valle di Gesso - Cima di Nasta, Cuneo)
Taldo-Nusdeo (Val Torrone, Sondrio)
Via Danielli-Pohl Poncione di Ruino (val Bedretto, CH)
Via Carlo Giulani (Punta Kennedy, Val Malenco, Sondrio)
Via Cattoalcolisti (Monte Piezza, Placche di Sasso Bisolo)
Via Conquest of Paradise (Gross Furkahorn, Svizzera)
Via del Gaggia (Pilastri del Lago, Valmalenco)
Via Gervasutti alla Punta Dei Due (Gran Sasso)
Via La ragnatela - G. Lisignoli 2001 (Precipizio di Strem - Val Bodengo)
Via Migliorini al Campanile di Villaco (Alpi Giulie, catena dello Jof Fuart)
Via Niedermann Anderruthi ’56 (Gross Bielehorn, Furka Pass)
Una classica scalata su roccia buona e ben appigliata sulla solare parete del Ciavazes, nella sua parte destra. La via si tiene sul bordo destro del Ciavazes per poi andare sullo spigolo negli ultimi tiri. A differenza di altre vie sul Ciavazes, le soste non sono state rimesse a nuovo.
... bella via su roccia da buona ad ottima, con difficoltà costanti e
vista sul Rosa (in realtà l'abbiamo fatta con la nebbia, ma immaginavamo ..).
Direi tipo lo Spigolo della Rossa al Devero, ma più tecnico e continuo e con meno probabilità di perdersi.
La cresta è un susseguirsi di gradini e terrazzi, arrampicata divertente e classica con soste
buone generalmente attrezzate a spit.
Dislivello 235 m. Difficoltà D con numerosi pass. di IV e uno di V.
E' l'itinerario più frequentato della parete .
NOME VIA: Cresta SE
ATTACCO: Dalla bocchetta di Staffa 2799 m, per una cengia a sinistra della cresta si raggiunge l'attacco di un diedro
ACCESSO:
Funivia per il Passo del Monte Moro,
da Staffa (frazione di Macugnaga). Dall'arrivo della funivia all'attacco :40 - 60 minuti
DISCESA:
per pietraia e traccia con ometti dal versante opposto di salita,
verso poi il rifugio Oberto e arrivo funivia 30 - 40 minuti. Occhio all'ultima funivia.
Doppie sulla via possibili (e comunque lasciando un cordino), secondo me, solo entro i primi tiri
(dove comunque si capisce che aria tira (3ºtiro))
CARATTERISTICHE:
Le soste sono a "2 fix" o "1 fix + i chiodo" quasi sempre. Per quello che riguarda le protezioni,
ci sono fix nei passaggi duri e non proteggibili, utili friend e cordini
DIFFICOLTÀ: IV con un passaggio di V (protetto a fix)
MATERIALE NECESSARIO:
utili friend e cordini
CARATTERISTICHE:
Le soste sono a "2 fix" o "1 fix + i chiodo" quasi sempre. Per quello che riguarda le protezioni,
ci sono fix nei passaggi duri e non proteggibili, utili friend e cordini
PERIODO: IV con un passaggio di V (protetto a fix)
MATERIALE NECESSARIO:
siamo in montagna a 300 mt
Tiri:
Dalla bocchetta di Staffa 2799 m, per una cengia a sinistra della cresta si raggiunge l'attacco di un diedro.
LO si sale per 10 metri (3º) fino a un terrazzino. Continuare a sinistra per rientrare a destra sotto un altro diedro.
Su per detto diedro fino ad una nicchia (4º) che si supera per una difficile fessura (5º)
Si esce poi per un diedro coricato (3º) a un terrazzino a sinistra.
Segue un diedro delicato e il filo di cresta che porta a un salto verticale (4º)
montare su un sasso salire per una fessura obliqua da destra a sinistra (4º) e sulla parete stessa fino ad uscire
su un terrazzo (4º) Seguono rocce articolate (3º) e una nuova parete verticale rossa che si supera per una fessura
in alto aperta a diedro (4º) facili rocce conducono sulla cresta, che si segue fino ad un corridoio (10 m ).
Proseguire a sinistra e riprendere la cresta per un caminetto (4º) Lungo il filo si rimonta una placca sulla sinistra poi,
dopo un intaglio, si giunge a un gran terrazzo (4º) Per fessure prima orizzontali poi verticali si arriva a una sosta (3º)
Infine rocce rotte portano alla vetta (ore 2.30 dall'attacco).
ATTACCO:
Uscire a sinistra dalla galleria della strada che porta da Noasca a
Ceresole all'altezza di una scritta rossa "LA MONTAGNA E' DEL POPOLO
NON DEI PADRONI". Parcheggiare appena fuori della galleria sulla
vecchia strada.
Risalire a sinistra un tornante sterrato e proseguire per tracce, gande e
canale in direzione della parete (il diedro non è visibile fino all'
ultimo). L' attacco è posto 100 mt circa a monte di Itaca, nei pressi di
un antro, umido.
CARATTERISTICHE: La via è abbastanza severa e fisica, strapiomba quasi sempre ed è
espostissima.
La chiodatura non è sufficiente ma è ovunque possibile l' attrezzatura a
dadi e friends tanto che la via è interamente percorribile in A0/A1.
DIFFICOLTA': La difficoltà in libera obbligatoria è probabilmente intorno al 5º
grado, quindi 5º/A0/A1.
Per starci dentro bene bisogna considerare una difficoltà di 6º+/A0
La difficoltà massima dei singoli è probabilmente intorno al 7º+.
(quindi ben oltre le possibilità umane).
Difficoltà d' insieme: AT (Abbastanza Tranquilla)
MATERIALE NECESSARIO: 12 rinvii molti friends di tutte le misure, dadi, cordini e staffe
(opzionali).
DISCESA: 1) Superare i risalti rocciosi sopra i prati forzandoli nel punto più
facile (3º un passo). Traversare verso sinistra (ovest) per tracce di
camosci. Discendere per erba infida lungo una costola che, a grandi linee,
forma la sponda destra (orografica) del canale di attacco (qualche
ometto). Attraversare un canaletto secondario all’altezza dell’attacco
(spine) verso sinistra, pervenendo non semplicemente all' attacco.
Consiglio questa soluzione a piedi per poter rimirare la linea di salita e
sentirsi così molto fighi.
2) 3 doppie attrezzate sulla via o sulla via Oviglia (da paura).
Ancora Furka Pass per proporre una via che potrebbe essere un entry-level per affacciarsi nel mondo del Remy Style, i due fratellini svizzeri che hanno lasciato un segno importantissimo nella scalata su roccia degli anni ’80. Una via non lunga e non particolarmente ostica che potrà servire altresì a test per capire se questo stile di scalata vi piace e se potrà aprirvi un mondo di bellissime salite (tipo la proposta Pellegrini/Bagnato: Motorhead all’Eldorado presente un questa selezione).
(Relazione: Guido Valgattarri / Jurg von Kanel
Sponsor: Roberto Gian Maria Moiraghi)
La parete Calva è una splendida bastionata di gneiss a grana grossa collocata dopo Scopello in Val Sesia.
L'ambiente è selvaggio ed isolato, ma la parete, in esposizione
Sud-Est è soleggiata per l'intera giornata anche in inverno. La
scalata che presentiamo è relativamente nuova e poco conosciuta, e
soddisfa soprattutto i palati più esigenti in fatto di difficoltà
e qualità della roccia. Info da Giggio.
NOME VIA: l'alpino giardiniere (apritori: Fratagnoli-Pellizzon,
maggio 2001)
ATTACCO: segnalato
con pietrina e nome :-)
ACCESSO: dopo Scopello prendere la deviazione a sinistra per
Rassa e poi a destra per la frazione Dughera. Imboccare da Dughera
il sentiero 42 (segnale giallo-rosso); dopo circa 20 minuti a destra
si nota un evidente e ripido canalone al termine del quale troneggia
la parete Calva. Imboccarlo e con l'ausilio di qualche corda fissa e
segnalazioni si giunge alla base (50 minuti circa)
CARATTERISTICHE:
230 metri. Scalata sostenuta su roccia eccezionale. La
via è attrezzata in maniera perfetta a fix-inox 10 mm e catene alle
soste, ma le protezioni si allungano dove è possibile integrare con
protezioni veloci (fessure, diedri). Ad eccezione del 4º tiro,
veramente duro ma superabile in A0, gli altri offrono una scalata
superba su tacche e fessure a volte difficile (6c), ma non
impossibile! La discesa avviene in corda doppia sulla via.
DIFFICOLTÀ:
6b
obbligatorio, max 7b+/7c , ED-. I gradi che mostriamo sono frutto di
un nostro modestissimo giudizio, e pertanto assolutamente
perfettibili; abbiamo optato per tale soluzione in quanto le
valutazioni dell'apritore ci sono parse a tratti non realmente
aderenti a ciò che stavamo scalando.
MATERIALE NECESSARIO:
due corde da 50 metri, dadi e nuts medio-piccoli, friend sino al
2 Black Diamond, 12 rinvii, dita robuste ;-)
Una proposta di alpinismo marittimo. Le Calanques di Marsiglia sono situate in quel tratto di costa che va
da Cassis a Marsiglia, appunto. Molto note scalatoriamente sono la Calanca di En Vou e quella di
Sormiou, qui presentiamo una proposta alla Calanca de L’Oule appena ad ovest di En Vou. Una parete veramente
caratteristica dove, alla fine degli anni ’60, Monsieur Kelle e compagni si cimentarono in una salita
di tutto rispetto. Fuori dalla calca degli scalatori della domenica ma profondamente inseriti nella storia
alpinistica delle Calanques ecco la Via dei Futuri Crollanti!
(relazione a cura di Guido Valgattarri)
La via si svolge sull'avancormo del poderoso monte Casale,
denominato Croz dei Pini, su calcare ottimo, a tratti slavato, come
sulle placche zebrate. le difficoltà, mai sostenute ma sempre sopra
il 6a, e la discreta lunghezza, circa 400 metri, rendono tale via
abbastanza impegnativa, pur essendo protetta in maniera impeccabile
lungo tutto il percorso. Peccato per l'ambiente, non eccezionale a
causa della sottostante cava di pietra.
NOME VIA: l'impero dei sensi (Galvagni e amici)
ATTACCO:
presso
una particolare struttura rocciosa, già ben visibile dalla
macchina, scritta sbiadita
ACCESSO:
giunti
a Pietramurata, si attraversa il paese, e, giunti al limite
dell'abitato, appena dopo un concessionario di macchine, si gira a
destra andando evidentemente contro il monte Casale. Si parcheggia
subito, e si segue il sentiero della ferrata Che Guevara, che poi si
abbandonerà dopo circa 15 minuti, tagliando a sinistra in direzione
del caratteristico avancorpo
CARATTERISTICHE: 400
metri circa, protezione a fix sempre ottima. Discesa lungo la
ferrata: una volta in cima si cammina verso destra faccia a monte
fino ad incontrare il sentiero-ferrata. Scalata di soddisfazione con
alcuni tratti di delicata aderenza, ed altri più atletici per
diedri e fessure. Particolarmente bello il penultimo tiro, 6a+, in
esposizione e su roccia bellissima.
DIFFICOLTÀ:
6b
obbligatorio, max 7a+ (il primo tiro, evitabile peraltro sulla
sinistra, risalendo per un canale gradinato)
MATERIALE NECESSARIO:
due mezze corde da 50 metri, 14 rinvii, eventualmente qualche
friend 1-3 Black Diamond.
Tiri:
1) 7a+: 25m, 10 protezioni. Muro leggermente strapiombante su
bellissimo calcare a tacche poco visibili (alcune migliorate), di non
facile lettura; poi traverso a destra fino a doppiare uno spigoletto.
La chiodatura consente eventuali terronamenti vari, certo
assolutamente deprecabili... però un 7a+ duro, così in battuta da
freddi... cazzolina!
2) 6a: 25m, 2 protezioni. Breve fessura da destra a sinistra, poi
camminata su cengia in leggera discesa verso sx... peregrinazioni
varie per trovare la sosta. Relax...
3) 6a: 22m, 8 protezioni. Blocco duro in partenza (ma è 6a ?!?),
poi bella lama obliqua da destra a sinistra. Yes!
4) 6b+: 28m, 12 protezioni. Il tiro risale un colatoio che presenta
un risalto levigato piuttosto delicato e poi una breve
fessura-diedro che conduce ad un traverso. Da sinistra a destra,
piuttosto fisico: in mano una buona fessura ma piedi in assoluta
aderenza. Quando un cordone penzolante sembrerà annunciarvi la
sosta, in realtà vi aspetta ancora breve spigoletto. Arf! Tiro
molto bello.
5) 6a: 50m, 7 protezioni. Camminata su cengia verso sinistra
(gardening!), poi muretto verticale e risalti appoggiati che
conducono alla base di un diedro aperto. Sosta su albero.
6) 6c+: 28m, 11 protezioni. Diedro - colatoio con buone prese e bei
movimenti, poi aggiramento di uno spigolino a sinistra e successivo
scivolo stondato di difficile impostazione (aderenza ed equilibrio);
si esce in aderenza su uno spigolotto arrotondato (piede destro
mooolto spalmato) che conduce in sosta; roccia delicata in uscita.
Il tratto più duro è tranquillamente A1-abile; se volete tentare
la libera quell'orecchietta smagnesata sulla sinistra chiudetela di
spalla, non con il pollice!
7) 6a: 24m, 8 protezioni. Partenza verticale, poi lungo traverso da
sinistra a destra su brevi fessure e lame con roccia a tratti
delicata. Tiro di sapore alpinistico...
8) 6b+: 28m, 10 protezioni. Partenza su lame accennate, breve
strapiombino con buone prese e poi bella arrampicata di movimento
fino ad arrivare ad un vago diedrino che precede la sosta, per
guadagnare la quale è necessario traversare in delicata aderenza da
destra a sinistra. DELICATA ADERENZA, di quelle che pensi: 'sti
maledetti tiri che mi fregano alla fine! Respiro, chiappe strette,
apnea... si passa!Dalla cengia si sale a zig zag verso destra per
qualche decina di metri.
9) 6b+: 52m, 16 protezioni. Noi l'abbiamo diviso in due, c'è una
bella sosta a metà. Fatto tutto in un fiato, alla fine del tiro è
consigliata una vaschetta di tiramisù... slurp!Diedrino aperto,
breve traverso a sinistra e arrampicata tecnica su diedro molto
aperto con risalti verticali ora su piccole prese, ora di aderenza
ed equilibrio. Sosta. In verticale su buone prese, ribaltamento
delicato su pancia mooolto levigata, poi movimento a piedi sempre
ben spalmati (...una tacca netta manco a pagarla...). Sosta alla
base di un camino, barattolo con libro di via (non molto
frequentata, pare...). TIRAMISU'!!! vale portarlo anche se il tiro
si spezza in due...
10) 6a+: 28m, 11 protezioni. Camino verticale, poi buone lame
conducono ad un traverso da destra a sinistra prima di equilibrio (e
astuzia, se non vedete il buco giusto son dolori...) e poi di nuovo
su lama obliqua. Wow!
11) 6b: 34m, 10 protezioni. Diedrino accennato, poi duro risalto da
fessura orizzontale a prendere una buona lama arrotondata (decisione
!), alla quale segue una placca appoggiata di bellissima roccia.
Arrivati in cima... sorpresa! THE BIG CASALE vi apparirà in tutta
la sua sconcertante mole! Esagerazio!!!
Ed ecco una via assolutamente inedita in quanto aperta da alcuni abituali frequentatori
della Scuola Silvio Saglio... Ecco le caratteristiche e la relazione di
uno di loro.
NOME VIA: Lonzu a go-go (Ivan Fossati, Daniele Luviè, Anna Paola Negri Clementi, Guido
Valgattarri)
ATTACCO: Da Porto prendere la strada che porta alle Calanques; dopo
queste, prima di Piana, prendere una deviazione sterrata a sinistra che
porta ad un campetto di calcio, qui parcheggiare. Prendere uno dei due
sentieri che costeggiano o a sn o a ds il campo di calcio (preferibile
quello di destra che risale una dorsale come strada sterrata divenendo poi
sentiero che a un certo punto si biforca (40 min), prendere il ramo di
sinistra fino ad un altopiano tra le rocce) (30 min.). Un po' rufidamente
proseguire attraversando verso sinistra imboccando un canale che scende
verso le rocce più evidenti. Abbassarsi lungo il canale erboso e con
tronchi divelti fino in fondo, in prossimità di un pianoro, dove le rocce
sulla destra formano una specie di spigolo. (20 min.) [Da queste
indicazioni arrivare all'attacco è un po' difficile, tutto è più facile
se da Porto si individua la struttura su cui si arrampicherà: Guardando
in su dalle parti del campeggio a destra delle "3 Dame" si nota
la fascia rocciosa caratterizzata da un foro naturale (La "Finestra
sull' abisso")].
CARATTERISTICHE: E' la tipica via -
scampagnata salita per gioco senza propositi di attrezzatura (è rimasto
solo un dado incastrato); la bastionata su cui sale la via offre diverse
potenzialità di scalate in diedri e fessure. Durante la scalata non si
sono riscontrate tracce di precedenti salite, ma non è escluso che la via
fosse già stata percorsa. La roccia è buona a patto di trovarla
asciutta, altrimenti potrebbe rivelarsi un po' infida.
DESCRIZIONE: 1L) Attaccare sulla destra dello spigolo su per un
diedro da cui si esce quasi subito verso destra su placca più lavorata
fino ad una clessidra, rientrare a sinistra verso una fessura cieca che si
percorre fino ad uno spigolo; [qui ci si riunisce ad una variante d'
attacco più facile che si tiene alla sn dello spigolo e sale in direzione
si un grosso albero dal quale perviene allo spigolo con passaggio delicato
(diedro/camino verticale ma ben accessoriato); percorrere lo spigolo e
abbandonarlo a destra per rocce più facili, andando a sostare a fine
corda (50 mt) su spuntoni/clessidre. 2L) Proseguire sulla destra per
roccia lavorata fino a dove le placche si abbattono, fare sosta su una
piccola cengia con masso incastrato. 3L) Riprendere a sinistra cercando le
linee più estetiche (meno facili) puntando ad un antro (l' orecchia del
maiale), formato da belle ma delicate lame, continuare fino a dove la
roccia si abbatte decisamente [siamo qui in prossimità della struttura
della Finestra che si puù decidere di scalare più o meno facilmente].
4L) -Conserva- Puntare l' evidente diedro giallo, salendo facilmente alla
sua base (qualche roccia mobile). 5L) Salire il bel diedro fessurato fino
a che entra in un camino, percorrere quest' ultimo per qualche metro per
uscirne a sinistra dove la roccia si abbatte, obliquare quindi a destra
fino ad una spettacolare marmitta, sul bordo della quale sostare
(insperata clessidra, 50 mt)
DIFFICOLTA': La via è abbastanza discontinua nella sezione
centrale. Le difficoltà non superano mai il 6º ma in condizioni di
roccia umida la 1ªL potrebbe risultare ostica. La via è proteggibile a
nut e friends ma non sempre posizionabili nella 1ªL.
Difficoltà d' insieme: T (Tranquilla)
MATERIALE NECESSARIO: 6 rinvii, friends, dadi, cordini. DISCESA:
Scendere verso sinistra (faccia a valle) cercando attraversamenti facili
che riportano in direzione della sommità del canale d' attacco (qualche
ometto); non si ritorna all' attacco salvo ripercorrendo il canale. La
discesa è semplice ed intuibile dalla sommità a patto di non essere
immersi nella nebbia.
Mellano Perego - Becco d i Valsoera
Ed ecco la presentazione di una classica salita assai divertente su roccia ottima in un
ambiente selvaggio. Sul Becco di Valsoera potrete trovare anche realizzazioni più
difficili ad opera dell'incredibile trapanatore Manlio Motto e degli instancabili fratelli
Remy. Le informazioni si trovano presso il rifugio .... Per poter leggere la relazione in
maniera migliore, salvatela sul vostro disco e guardatela con un editor di immagini
(Paint
Shop, Photoshop, od altri).
(Relazione a cura di Giack Galli e Guido Valgattarri)
La "Messner" sulla bella parete nord della Seconda del Sella rappresenta una tra le più belle scalate di questo genere presente nel gruppo del Sella. Aperta nel 1969 dai fratelli Messner con scarponi, è una meravigliosa ascensione tra buchi di ogni dimensione su roccia stupenda. Attenzione a non perdersi! Il Passo Sella si trova tra la Val Gardena e la Val di Fassa.
E con questa relazione invitiamo alla scalata sul granito più bello e liscio (!!) di
tutta la Svizzera. Certamente questa è una relazione di quelle che si trovano già in giro od in commercio.
Ma. A dire il vero abbiamo inserito in maniera dettagliata le protezioni presenti sulla via ed
il materiale consigliato.Inoltre ci siamo permessi di aggiungere le nostre impressioni sui gradi, oltre a quelli
originali, dal momento che quelli proposti dai fratelloni Remy ci parevano un pochetto
stretti... (e non solo a noi...)
(relazione a cura di Giorgio Bagnato ed Umbe Pellegrini)
Storica e bellissima via della Valle dell'Orco situata sulla struttura del SERGENT, settore destro.
Per l'accesso, da Noasca proseguire lungo la strada per Ceresole. Giunti al piano di
Ceresole, parcheggiare in prossimità del laghetto, posto poco prima della cava. Dal
laghetto parte un sentiero che in 15/20 minuti raggiunge il settore centrale del
SERGENT. Proseguire verso destra (faccia a monte) e passare sotto il gigantesco
obelisco detto LOST-ARROW. Proseguendo verso destra in discesa, per tracce di sentiero e
pietraia si raggiunge in pochi minuti il settore destro del SERGENT.
Il NAUTILUS attacca nella zona più bassa della struttura.
a cura di Guido Valgattarri detto Tarri
Una via in val di Mello degli anni ’70 che, forse ingiustificatamente, non è mai riuscita a diventare una classica. La prima relazione parlava di una sezione in A4 che da sempre ha disincentivato lo scalatore medio a cimentarvicisi. La salita, pur presentando un tiro chiave in artificiale delicata da attrezzare parzialmente (A1-2), risulta essere alla portata del rocciatore che domini il 6º e abbia qualche rudimento di chiodatura e posizionamento di protezioni veloci. Molti bei tiri di granito mellico attendono il ripetitore di questa scalata sullo Scoglio delle Metamorfosi
(relazione a cura di Guido Valgattarri)
Via già classica, a giudicare dall'affollamento domenicale, che permette a tutti di provare difficoltà superiori al VI grado in tutta sicurezza, grazie ad una generosa chiodatura a spit e fix. Accesso per autostrada che conduce ad Aosta, uscire a Pont S. Martin ed andare per la statale verso Aosta ad Arnad.
Una scalata "di confine" in tutti i sensi, la recente
richidatura e parziale raddrizzamento ne hanno
amplificato la dimensione moderna che per essere
gustata appieno richiede un livello 6b. Proponimo qui
una versione raccorciata per mancanza di sopralluogo
ai due tiri finali (...)
(relazione a cura di Guido Valgattarri)
Una classica scalata facile su roccia buona e ben appigliata sulla parte sinistra della parete del Ciavazes. La via si tiene sul bordo sinistro del Ciavazes delimitato da un grosso colatoio-cascata, partendo proprio in prossimità della cascata stessa, e tenendosi sempre a destra di questo. Le soste della via sono attrezzate con un anello cementato segnato con un bollo rosso.
Ed ecco una via piacevole che corre sul maestoso Pordoi non molto frequentata, a torto. Ecco le caratteristiche e la relazione di
uno di loro. Questa via corre sulla spigolo Sud-Ovest del Sass Pordoi, in
pratica quasi di fronte alla più famosa via "Maria", che rimane
invece sul pilastro staccato addossato al nostro spigolo.
NOME VIA: Spigolo Gross
ATTACCO: L'attacco si trova pochi metri a destra di quello della
"Maria", in corrispondenza di un diedro giallo e grigio, e si
raggiunge dal Passo Pordoi in circa un'ora di comodo sentiero.
CARATTERISTICHE: La roccia è abbastanza buona, anche se bisogna
sempre prestare molta attenzione perchè ci sono diversi appigli mobili e
detriti in qualche punto.
Il sesto tiro, a nostro giudizio il più impegnativo, può non essere
semplicissimo da decifrare: probabilmente, arrivati alla nicchia con
chiodo, spostarsi un po' verso destra abbassa un poco le difficoltà
(sullo schizzo trovate il nostro percorso, che passa invece sulla
sinistra).
Dal settimo tiro la via sale con percorso intuitivo e non obbligato e
senza grandi difficoltà fino alla fine dello spigolo, ricollegandosi alla
via "Maria" sulla terrazza ghiaiosa del Sass Pordoi; da qui si
può procedere in conserva (ma sempre con attenzione) fino alla terrazza
del rifugio (non senza togliersi il gusto di rinviare un cordino intorno
alla trave della funivia... ).
Per completezza, vi diciamo anche che la relazione in nostro possesso
(quella di Claudio Cima del libretto "Sella", Edizioni
Mediterranee) non era troppo precisa, soprattutto da metà in poi;
speriamo che la nostra possa essere di maggior aiuto agli eventuali
ripetitori.
In conclusione, pensiamo di aver fatto una bella via, diciamo tre
asterischi su cinque... se la classicissima "Maria" l'avete già
fatta questa può essere una piacevole alternativa, anche se un po' piò
impegnativa...
DIFFICOLTA': vista la nostra non eccessiva esperienza non ci
siamo sentiti di dare delle valutazioni precise tiro per tiro (infatti
sullo schizzo non ne trovate); comunque, globalmente la via rimane su
difficoltà fra il IV e il V grado (tranquilli... di V, se c'è, ce n'è
poco).
MATERIALE NECESSARIO: La via è attrezzata con anelli cementati
alle soste, ed un po' di chiodi qua e là (sono segnati sullo schizzo); è
peraltro facilmente integrabile con dadi e friends...
Spigolo Sud-Est alla Punta della Rossa
Classicissima via di quarto grado (a volte superiore), vera e propria "porta"
che apre verso il mondo dell'alpinismo classico (ben pochi gli spit sulla via).
Nonostante la fama, resta assai difficile trovare schizzi della via
di cui esistono per lo più sommarie relazioni testuali)...
Proviamo noi, umilmente, a porre rimedio a tale carenza.
Prestare attenzione alla molteplicità di possibili intrecci e varianti cui,
d'altra parte, lo "spigolo" per niente definito della montagna si presta benissimo.
Assolutamente da NON sottovalutare la discesa, per niente banale seppur segnalata
con ometti.
Sconsigliata la discesa in doppia sulla via, è forse possibile calarsi sfruttando
le nuove vie moderne attrezzate sull'adiacente parete Sud.
Una via insolita! Sicuramente una di quelle di cui non si sente parlare mai. E' stata aperta nel 1989 sulla parete Ovest della bella Cima di Nasta, ed offre una scalata purtroppo molto breve ma molto bella. E' andata così: eravamo alla Nasta, non sapevamo che via scalare, abbiamo letto sul solito libretto del TCI-CAI di questa via, abbiamo domandato al rifugio, nessuno ci ha saputo dire nulla e quindi...c'erano tutti gli ingredienti per andare in esplorazione. La via si ferma alla grossa cengia che si incontra; in pratica, se ne avete voglia, si può vagare per belle placche per altri 450 metri circa ed arrivare sino in cima alla Nasta. Noi abbiamo fatto così, ed, anzi, abbiamo pure lasciato qualche chiodo in via, tracciando una prosecuzione della Strapiombi di Nasta cha abbiamo chiamato "Superpippa", facile e divertente. Il posto è molto bello.
Ed ecco la relazione di una classica arrampicata nel gruppo Masino-Bregaglia di grande
prestigio sul vertiginoso Picco Luigi Amedeo. La via, a lungo l'unica sul Picco Luigi,
passa proprio nel mezzo della parete, con una linea logicissima ed assolutamente bella.
L'accesso avviene dalla Valtellina, verso la Valmasino.
a cura di Umbe Pellegrini, Marcello Meroni, Giorgio
Bagnato, Franco Rainoldi, Tata Liverani, Guido Valgattarri, Francesco Pitonzo, Marcello
Cannonau
via Danielli-Pohl Poncione di Ruino
La val Bedretto è l'ultima propaggine del Canton
Ticino, poco sopra nasce infatti l'omonimo fiume. Le
eminenze rocciose da quelle parti vengono chiamate
"Poncioni" e, sempre da quelle parti, sevono da
terreno di scalata ma anche da bersaglio per le
esercitazioni dei soldatini svizzeri (presenza di
residuati). Il Poncione di Ruino è una bella pala di
roccia rossastra visibile fin dalla strada ma
evidentissima dal bel rifugio Capanna Piansecco. Chi
si dovesse trovare a passare in zona Gottardo e
fosse (stranamente) a corto di idee... eccone una!
Alla Val Bedretto si accede seguendo le indicazioni
Bedretto/Nufenen appena prima del Tunnel del Gottardo.
Relazione G. Valgattarri
Una bella via in ambiente superbo che non troverete da nessuna altra parte, se non al rifugio
capanna Porro, sul ghiacciaio del Ventina, visto che è stata aperta
l'estate scorsa da Gerri Redepaolini con Umberto Pellegrini. La via si snoda su placche di serpentino buono sopra il
ghiacciaio del Ventina, in ambiente veramente bello, ai piedi della
punta Kennedy. La via è restata attrezzata, ma per la ripetizione
è meglio portarsi friend, nut e qualche chiodo. La discesa è un
doppia su fix inox.
La via è dedicata a Carlo Giuliani, morto durante gli scontri di piazza che hanno funestato il G8 di Genova nel luglio 2001.
Via Cattoalcolisti,P.Cucchi/C.Gianatti 1995 - Monte Piezza, Placche di Sasso Bisolo
Lo spirito Mellico è difficile da ritrovare al di fuori della bella Valle. Le sensazioni e le energie che il rocciatore prova nello scalarne le placche e le fessure sono forse uniche; ma questo non è facile da ricondurre a spiegazioni razionali: la roccia è spesso sbriciolosa l’aderenza è pura ed aleatoria, la chiodatura è spesso tradizionale vetusta ed adrenalinica, le fessure sono spesso impestate di erba, alcune cenge sono colonizzate da capre diarroiche… insomma teoricamente non è un posto ideale dove scalare… ciononostante dopo avere salito anche solo tre lunghezze in Valle si torna a casa con uno spirito più limpido e con la sensazione di avere compiuto un'impresa, capita quasi sempre!
Allora quando si viene a sapere che là vicino è presente una via con le caratteristiche melliche viene spontaneo andare a provarla per vedere di riuscire a riprovare questo benessere sensoriale. Ma purtroppo non è così, non sono le coordinate, non è la quota, non è la roccia… c’è qualcos’altro.
La via che proponiamo è situata nella valle prima di quella di Mello, è più meno alla stessa quota, è di granito simile (forse migliore) di quello mellico, è altrettanto schiodata, offre una scalata molto bella eppure ti rimane appiccicato qualche cosa di meno. Ai prossimi ripetitori la verifica di questa impressione.
La storia vuole che questa via sia stata aperta negli anni ’90 dal sig. Cucchi, il quale sempre alla ricerca di nuove rocce si era avventurato con protezioni classiche (forse col pianta-spit) a ricercare la linea più diretta che salisse la placca più evidente. Ora su quella parete sono presenti molte vie che spesso però sono file di spit e non seguono l’andamento elegante e fortunato di questo tracciato. La storia vuole ancora che la via sia stata ri-sistemata dall’alto dai primi salitori ed i fix rugginosi in via lo dimostrano, anche se per come sono disposti sembrano più posizionati dal basso. Insomma la via più bella della parete che però risulta essere la meno user friendly per lo stato di attrezzatura attualmente il loco.
Ci è stata suggerita dal visconte GianMaria Roberto da Baggio questa via ubicata in uno dei più bei posti della Svizzera, il Furka, denso di montagne bellissime da scalare. L'apritore è effettivamente uno scalatore prestigioso...ci fidiamo di entrambe! Buona scalata. Le informazioni direttamente nell'immagine, presa da un noto libretto svizzero... :-)
Via del Gaggia - Istruttori della "Silvio Saglio" - 2014
Una nuova via di arrampicata è stata aperta tra luglio e settembre 2014 in ricordo di Luca Gaggianese (Istruttore Nazionale di Alpinismo della Scuola di alpinismo, scialpinismo, arrampicata libera e scialpinismo Silvio Saglio - CAI SEM - Milano), grazie all'impegno e al lavoro degli istruttori della Scuola. Possiamo orgogliosamente affermare che si tratta della prima "apertura collettiva" di una via, da parte della nostra Scuola, dai tempi della sua fondazione. La Via del Gaggia si trova in Valmalenco (sopra Sondrio), presso la diga di Campo Moro, a circa 2.200 metri di quota.
Il tracciato sale su una bella struttura di serpentino denominata "Pilastri del lago", correndo sull'estrema sinistra della parete, circa 15-20 metri a sinistra della nota via "Caprice". Ha un'esposizione nord (consigliati i mesi estivi e un clima asciutto) e offre 7 tiri piuttosto lunghi (35-50 metri), con difficoltà media di 5a e pochi passaggi tra il 5c e il 6a+.
La Via del Gaggia è attrezzata a fix da 10 mm (soste con doppia maglia rapida e cordone di giunzione) ma non in modo "sistematico" se i tratti chiave sono ottimamente protetti, quelli facili possono invece presentare una distanza che invoglia a integrare con dadi e friend.
La si può discendere in doppia (nel caso: obbligatorie due corde da 60 metri) ma è consigliata la discesa a piedi (dalla cima si scende sul versante opposto, in Val Poschiavina, e si torna poi alla base piegando verso sinistra, per prati e sentiero, in ca 35 minuti). Durante le fasi di apertura, la via è stata anche disgaggiata e ripulita. I familiari di Luca, che hanno sempre seguito gli sviluppi del progetto, hanno presenziato alla sua inaugurazione: domenica 19 ottobre 2014 abbiamo posto una piccola targa all'attacco della via e l'abbiamo dichiarata ufficialmente "aperta".
Gli istruttori della "Silvio Saglio"
Via Gervasutti alla Punta Dei Due
Scalata breve, scalata "plaisir", scalata che profuma di storia, scalata in ambiente spettacolare, scalata solare, scalata divertente (con gli amici giusti)...
E chi più ne ha, più ne metta.
Certo, un po' lontana per chi arriva da Milano.
Ma se siete da quelle parti...
(relazione a cura di Massimo Pantani e Marco Pisciotta)
Precipizio di Strem - Val Bodengo - via La ragnatela - G. Lisignoli 2001 (Nuovo!)
La Val Bodengo è una valletta sospesa in zona Mesolcina che negli anni '90 fu presa d'assedio da scalatori milanesi: finalmente lo spirito di scoperta sopito dopo i fasti degli anni '70-'80 in Val di Mello poteva rinascere anche in chi pensava di essere nato nel decennio sbagliato. Spesso in questi tentativi un po' posticci il rischio di forzare è presente, ma non è questo il caso. Paolo Cogliati ed i suoi amici si erano imbattuti in un posto che qualche cosa di particolare aveva... non le potenzialità della valmasino ma la roccia, anche se non obiquitaria in valle, è in grado di emozionare.
La via ripercorre una linea salita appunto da Cogliati, May, Noè, Barbati del '92 ma viene parzialmente richiodata e rivista da Lisignoli. L'operazione di lifting riesce e se ne ricava una salita ESALTANTE su roccia a tratti UNICA.
(Relazione G. Valgattarri e G. Galli - Ripetizione ottobre 2011)
Via Migliorini al Campanile di Villaco
Una via facile ma da proteggere (spesso sono da costruire anche le soste) in un
ambiente stupendo, poco conosciuto, assolutamente non frequentato.
E' probabile che nell'intera giornata la vostra unica compagnia siano gli stambecchi
e il silenzio più assoluto.
Punto di appoggio è il vicinissimo Rifugio Corsi (avvicinamento all'attacco della via
15 minuti scarsi).
Un bellissimo ricordo per una bellissima vacanza con gli amici della SEM.
Via Niedermann Anderruthi ’56 - Gross Bielenhorn
La scalata in giornata è un po’ il “fast food” dell’alpinismo…
Ma a volte, se la meta è giusta, e la via “precisa” si riescono ad ottenere le stesse sensazioni di una salita di stampo “slow”...
Il Furka Pass in Svizzera è un po’ il McDonald's del rocciatore... può offrire infatti roccia e ambienti d’alta montagna con moderati avvicinamenti e accessi stradali veloci. Da Milano la seguente proposta è realizzabile con partenza ore 6 e rientro ore 21. Inoltre, se vi fate prestare il “bollino peloso” dal Torta, per una macchinata da quattro persone la spesa potrebbe limitarsi a 10 euro pro capite, quasi un Mc Menu!
(Relazione di Max Tortarolo e Guido Valgattarri - rip. 2010)
AVVISO IMPORTANTE
In questa sezione sono raccolte descrizioni di falesie, vie di arrampicata, scalate in montagna, vie di ghiaccio, cascate, misto, vie classiche ed escursionistiche redatte in modo amatoriale da parte di volenterosi soci della SEM. Tali descrizioni vanno sempre integrate con altri riferimenti manualistici e bibliografici, e non debbono essere considerate attendibili "a priori", non potendo esse sostituirsi alle pubblicazioni specializzate o all'operato dei professionisti della montagna.
Ricordiamo che la pratica dell'alpinismo resta un'attività potenzialmente pericolosa: chi la esercita lo fa sempre a proprio rischio. Anche per questo, la SEM non potrà in alcun modo essere ritenuta responsabile per gli eventuali inconvenienti che dovessero in qualche modo essere riconducibili ai contenuti a agli itinerari qui descritti.
Usate sempre la massima prudenza!